L’ultimo treno
Non solo mezzo di locomozione, il treno è un mezzo narrativo unico, permette di allontanarsi e raggiungere destinazioni attraversando fiumi di racconti, dialoghi fitti tra sconosciuti, unisce e separa, con i suoi binari, sentimenti e mondi interi.
Pirandello in due atti unici, qui proposti insieme, ne fa un uso drammaturgico unico; ne "L'uomo dal fiore in bocca" la domanda con la quale inizia il dialogo è "Ha perduto il treno?", ne "La morsa" è il viaggio in treno il luogo degli sguardi tra il marito e l'amante della moglie.
L’avventore nel primo dialogo, pieno di “impicci”, si scontra con l’immaginazione dell’uomo dal fiore, che, come “rampicante”, lo tiene attaccato alla vita; se l’avventore ha perso il suo treno, l’altro uomo non vuole perdere il treno della vita, non vuole perdere l’occasione di vivere, anche solo stando seduto in vettura a vedere passare il mondo di fronte ai suoi occhi, il piacere del bello, cura ai mali dell’uomo.
Quel “bello”, che Andrea della Morsa vuole vedere a tutti i costi, perché “Quando si tratta di restar grati a qualcuno, non si capisce mai”, istaurando un percorso, che condurrà ad un gesto definitivo la consorte, per “i curiosi pudori” della coscienza, un treno che arriva ai respingenti e conclude la sua corsa, la vita metafora di un viaggio finito prima.
Il movimento è parafrasi della vita stessa e sussurra dolci pensieri; se non si pensa, se non si immagina più, sembra dirci Pirandello, tutto finisce.
L'ultimo treno inteso, così, come possibilità ultima, come fine del viaggio o come inizio di un'altra attività, potrà decretare la fine di qualcosa o l'inizio di una nuova vita, lontana dai "fastidi", più vicina all'uomo, più coerente al suo fine.
Per questo abbiamo messo insieme queste due opere dello scrittore siciliano, un inno al bello, un invito forte e chiaro a godere di ciò che ci fa star bene: perché sognare una vita diversa, quando possiamo vivere la vita che vogliamo?
L'ultimo treno, l'ennesima lezione pirandelliana, la lotta tra essere e apparire, vinta da ciò che si sceglie di essere, con tutte le sue conseguenze.
Antonio Luca Cuddè